IL MATRIMONIO INDIANO TRA REALTA' E LEGGENDA

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Se c'è una cosa che gli indiani da sempre sanno fare, sono i matrimoni. Nella vita reale come a Bollywood lo sfarzo delle cerimonie tra tradizioni secolari e poteri patriarcali muovono dinamiche imprevedibili.

L'antica tradizione e letteratura indù stabiliscono che che esistono otto tipologie di matrimonio con varianti in base alle diverse zone e regioni in cui si svolgono o alle disponibilità economiche delle famiglie.

I riti principali sono tre e sono comuni a tutti i matrimoni indù. Il Kanyadaan è la parte della cerimonia in cui il padre dona in sposa la figlia al marito, la figlia saluta il padre, il Panigrahana quando lo sposo prende la mano della sposa, e le mani unite vengono tenute vicino al fuoco a simbolo della nuova unione e il Saptapadi rito dei sette giri che definisce e rende valido il matrimonio

Le spose indiane sono bellissime e si presentano ai futuri mariti maestosamente abbigliate, indossando una gonna ricamata detta lehnga o un sari. L'abito da sposa è generalmente rosso o d'oro, riccamente ricamato e il velo simboleggia verginità e modestia. La vestizione della sposa è complessa: i gioielli, i disegni all’henne, ai piedi la cavigliera con campanelli e l'anello Bichuas indicante che la donna è sposata, il grosso anello Nath nella narice sinistra e i bracciali…ogni elemento è accuratamente scelto per la sua preziosità e per la sua forte connotazione simbolica.

Infine l'Itar, un profumo che viene spruzzato sulla pelle per mantenersi fresca e profumata per tutta la durata dei festeggiamenti.

Oggi l'India, al passo per essere la nazione più giovane del mondo per popolazione, è anche alle prese con il femminismo e le libertà di una nuova era che hanno rovesciato antiche leggi. Il serial indiano "Made in Heaven" nella sua immediatezza descrive attraverso il prisma di una ambiziosa wedding planner e del suo socio dichiaratamente gay la mutevole consapevolezza sociale del paese tra una vasta gamma di problemi che sta affrontando una nascente generazione di sud asiatici.

Cristian MontàCommenta